A fine settembre la massa gestita dai fondi pensione in Italia ha superato i 180 miliardi. La crescita è dovuta in parte alle nuove adesioni: si stimano circa 262 mila nuove posizioni aperte da inizio anno (+3%) per un totale di circa 8 milioni e 190 mila iscritti.
L’altro driver della crescita del risparmio gestito dai fondi pensione è costituito dal buon andamento dei corsi azionari: secondo le ultime statistiche della Covip, il rendimento medio annuo composto da inizio 2009 a fine 2018 è risultato pari al 3,7% per i fondi negoziali; 4,1% per i fondi aperti; 4% per i Pip di ramo III; 2,7% per le gestioni separate.
Si considera il periodo 2009-2018 perché per loro natura i rendimenti dei fondi pensione devono essere letti nel lungo periodo: infatti la logica dei Pip è di risparmiare ora in vista del momento (lontano) del pensionamento.
In un’epoca di rendimenti minimi delle obbligazioni pubbliche o private, di BTP che rendono poco, investire nel mercato azionario in prospettiva long run può dare delle soddisfazioni, sia in termini di rendimento, sia in termini di sicurezza.
La crescita del risparmio gestito nei fondi pensione è un segnale positivo:
gli italiani iniziano a capire i vantaggi della pianificazione assicurativa e l’importanza della previdenza complementare, necessari per supplire al gap pensionistico che la sempre più esigua pensione pubblica, da sola, non riuscirebbe a coprire.
Mario Padula, il presidente della Covip, in occasione della Relazione Annuale a giugno 2018 aveva insistito sulla necessità di rendere più agevoli le condizioni di adesione ai fondi pensione, perché attualmente la maggior parte delle iscrizioni interessano le aree più ricche del paese, gli uomini e le età più mature.
I giovani invece rimangono ai margini, complice anche la mancanza di stabilità del lavoro, che rende difficile una pianificazione a lungo termine.
Ma, vale la pena ricordarlo, aprire un fondo pensione costa solo € 50 e non c’è obbligo per i successivi versamenti. Con i versamenti aggiuntivi sui fondi pensione si può inoltre usufruire della deducibilità fino a € 5146,57 per annualità e in questo modo beneficiare di un risparmio sulle tasse.
Riadattato da un articolo di Davide Colombo, Il Sole 24 Ore, 5 novembre 2019.
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