Ma il TFR lo lasci in azienda o lo metti in un fondo? Quanto volte abbiamo sentito questa frase o affrontato una discussione nel merito, spesso senza sapere fino in fondo di cosa si stia veramente parlando? Si sente infatti parlare di previdenza integrativa e di tutela del TFR, ma quanti effettivamente sanno cosa fare e come muoversi in un argomento così vasto e complesso?
Oggi parliamo con Silvia Guidolin, referente Vita e Previdenza presso La Sicura Assicurazioni di Cittadella, che rispondendo alle vostre domande ci spiegerà nel dettaglio cosa significa previdenza integrativa e come La Sicura Assicurazioni può aiutarvi nella tutela del vostro TFR.
Come posso gestire il mio TFR aziendale, cosa posso fare per tutelarlo?
Le modifiche introdotte dalla riforma Dini fino a quella Monti-Fornero hanno definitivamente modificato il mondo della previdenza, che non sarà in grado di mantenere inalterato il tenore di vita al momento del pensionamento.
Il metodo contributivo, infatti, si basa sui versamenti erogati durante l’intera vita lavorativa e comporterà una drastica riduzione della pensione rispetto all’ultima retribuzione, sia per il lavoratore dipendente, che per il lavoratore autonomo. La domanda che tutti si pongono dunque è: come mantenere l’attuale tenore di vita una volta in pensione?
La soluzione è una sola: affidarsi alla previdenza complementare. Scegliendo la soluzione del Fondo Pensione Aperto UnipolSai, la pensione integrativa si aggiunge a quella pubblica. È una scelta vantaggiosa sia nel lungo periodo che nel breve, perché fa ottenere immediati e consistenti benefici fiscali.
Conviene versare il proprio TFR in un fondo pensionistico integrativo? Quali sono i benefici fiscali?
Scegliere di destinare il TFR ad un fondo pensione conviene innanzitutto perché la previdenza integrativa stessa è una forma di risparmio vantaggiosa e utile per il futuro. Si potrebbe pensare che a costruirla bastino i versamenti nel fondo pensionistico, deducibili fiscalmente dal reddito dichiarato ai fini IRPEF, nel limite annuale di 5.164,57 euro, ma anche il versamento del TFR comporta notevoli e specifici vantaggi:
1. Il mercato del lavoro non è più lo stesso, si cambia posto di lavoro molto più frequentemente che in passato. L’ammontare del TFR lasciato in azienda potrebbe non essere più il risultato di un accumulo di 20 anni o più di lavoro come una volta. Ad ogni cambio di lavoro il TFR viene liquidato e tassato se lasciato in azienda. In un’ottica di risparmio per il futuro, “pochi, subito e più tassati” non è la soluzione migliore.
2. La tassazione del TFR in azienda è più alta al momento del pagamento essendo il TFR soggetto a tassazione separata.
3. Il TFR nel fondo pensione rende di più. Non potendo prevedere con certezza il futuro e tanto meno l’esito di qualsiasi investimento, a parlare sono i bilanci degli ultimi anni. Da questi risulta che il TFR versato in una forma pensionistica integrativa rende tendenzialmente di più rispetto a quando viene lasciato in azienda.
4. L’anticipazione del TFR con la previdenza integrativa è più flessibile. La possibilità di richiedere un’anticipazione è più flessibile se il TFR è in un fondo pensione.
Quali sono le modalità di riscossione in caso di necessità?
Per quanto riguarda la richiesta di anticipazione la prima condizione per poterla richiedere è far passare 8 anni dall’apertura del fondo, dopodiché l’aderente può richiedere il 30% della posizione maturata per qualsiasi esigenza, quindi senza obbligo di specificare a cosa servirà la somma. In alternativa può richiedere fino al 75% della somma maturata con pezze giustificative, quindi preventivi di spesa e successivamente le fatture relative alla richiesta per:
1. Acquisto prima casa per sé o per i figli.
2. Ristrutturazione della prima casa per sé o per i figli.
3. Spese sanitarie.
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